La torre di Tanabrus

Did you miss me?

Incipit – Night of knives


Finalmente comincio a leggere questo libro ambientato nel passato (non troppo remoto) di Malazan. Ritroveremo l’imperatore e Dancer, l’Imperatrice è ancora solo al comando dell’Artiglio… e sta arrivando una Convergenza, cosa accadrà?

Tra l’altro, leggendo la prefazione ho scoperto che l’autore non è uno scrittore a caso che ha deciso di scrivere qualcosa su questa ambientazione, con il beneplacito del suo creatore. In pratica è il co-creatore dell’ambientazione, nata quando i due scrittori si incontravano, nata dai loro dialoghi e dai loro giochi.
E ha, piano piano, cominciato a scrivere qualcosa sul passato (con il presente che invece è già bello e che indirizzato con la serie di Erikson).

Prologo

Mare delle tempeste, a sud dell’Isola di Malaz
Stagione di Osserc
1154° anno del Burn’s Sleep
96° anno dell’Impero Malazan
Ultimo anno del regno dell’Imperatore Kellanved

La due alberi Il sogno di Rheni correva verso nordest a vele spiegate. Il Capitano Murl si afferrò al parapetto e fissò la tempesta vicina alla sua nave. Spinto al limite, lo scafo cigolava pericolosamente mentre le funi lanciavano altissime note che Murl non aveva mai sentito.
La tempesta era arrivata come un muro di notte dal sud, un fronte solido di nubi nere che imperversavano sopra le onde battute dal vento. Ma non era la tempesta a preoccupare il Capitano Murl, non importa quanto fosse innaturale la sua comparsa:
Il sogno di Rheni aveva affrontato i più profondi mari conosciuti dai naviganti Jakatan, dal settentrionale Mare di Kalt fino ai venti commerciali del Reach a sud di Stratem. No, ciò che affondava dita di terrore nel suo cuore erano i bagliori azzurri che lampeggiavano come schegge di ghiaccio tra le onde alla base del fronte di nuvole. Nessuno li aveva mai visti da così vicino. Nessuno che fosse poi ritornato.

Cavalieri, Murl e i suoi compagni li chiamavano. Demoni del mare e Cavalieri della tempesta, per altri. Creature di mare e ghiaccio che dichiaravano questo stretto come loro, e che non accettavano alcuna violazione. Solo i suoi antenati Jakatan conoscevano le offerte corrette per comprare il più dolce passaggio a sud dell’Isola di Malaz. Allora perché i Cavalieri li stavano inseguendo? Cosa li poteva spingere così lontano a nord?
Murl girò la schiena contro il vento crescente. Suo cugino, Lack-eye, lottava per tenere il controllo del timone, le gambe larghe, le braccia che tremavano per la forza del timone. Mentre la nave sfrecciava in una depressione, Murl strinse più forti le mani per compensare la caduta e l’impatto. “Abbiamo dimenticato qualche offerta?” gridò contro il ruggito del vento.
Gli occhi fissi davanti a sè, Lack-eye scosse la testa
. “Nessuna,” gridò. “Le abbiamo provate tutte.” Guardò alle sue spalle con un occhio di un blu pallido. “Tutte a parte l’ultima.”
Murl distolse lo sguardo. Si spostò al centro della nave aiutandosi con le funi guida, passo dopo passo. Il ponte era già ricoperto da un pericoloso strato di ghiaccio. Brina portata dal vento, sottile come aghi, facevano sanguinare il suo collo e le sue mani.
Tutte a parte l’ultima. Ma non avrebbe mai praticato quel rito. Perché, per il freddo abbraccio di Chem… ogni anima sulla Rheni era imparentata con lui! Murl ricordava l’unica volta in cui aveva assistito a quel rito: la testa mora del povero ragazzo che compariva tra le onde, le braccia pallide che sbucavano disperate dall’acqua. Tremò per il freddo, e per qualcosa di peggiore. No, non poteva farlo.
Murl si accovacciò accanto a una snella figura legata all’albero maestro, accasciata come se stesse dormendo. Con una mano insensibile per la salsedine ghiacciata, accarezzò
una guancia pallida. Ah, Rheni cara, mi dispiace. Era troppo per te. Chi potrebbe sperare di placare una tempesta di questo tipo?
Il ghiaccio scricchiolò accanto a Murl mentre il suo primo ufficiale, Hoggen, si lanciò contro l’albero e lo abbracciò con un braccio. “Devo preparare le armi?”
Murl represse un bisogno quasi maniacale di ridere. Osservò Hoggen per capire se l’uomo fose serio.
Tristemente, lo era. Il ghiaccio scintillava bianco sulla sua barba e i suoi occhi parevano opachi. Era come se fosse già morto. Murl mugolò dentro di sè. “Vai pure, se devi.” Guardò in alto verso la cima dell’albero. Una figura stava lassù. Qualcosa luccicava sui suoi pantaloni, sulla sua camicia, sulle sue braccia: uno strato di ghiaccio. “E porta giù il giovane Mole.”
“Il ragazzo non risponderà. Penso che il freddo l’abbia ucciso.” Murl chiuse gli occhi contro la spuma di un’onda, abbracciato all’albero.
“Stiamo rallentando,” notò Hoggen con una voce priva di intonazione. Murl lo sentì a malapena sotto il rumore del vento. Poteva sentire i suoi abiti bagnati succhiargli via il calore vitale. Tremò incontrollabilmente. “Ghiaccio sulle vele, presto si romperanno.”
“Vanno abbassate. Tolte.”
“Prova quanto vuoi.”
Tossendo, Hoggen cominciò ad allontanarsi dall’albero. Murl rimase. Aveva senso, decise, che dovesse morire qui, con Rheni, sulla nave che aveva chiamato in suo onore. Virtualmente, era circondato dalla sua famiglia; anche il leale Hoggen era imparentato da un matrimonio. Murl guardò in basso. Quanto avrebbe voluto accarezzare i lunghi capelli neri che adesso erano solo un pugno di ghiaccioli.
“Cavaliere a babordo!” gridò qualcuno. Marl era stuputo che un membro dell’equipaggio fosse ancora abbastanza cosciente da gridare questo avviso. Diresse là il suo sguardo, strizzando le palpebre tra la spuma che veniva spruzzata alta sopra i parapetti.

Onde alte il doppio dell’albero maestro li superarono, foriere di ghiaccio e brina. Poi Murl la vide, una creatura di splendente zeffiro che stava sulla superfice dell’acqua: dotata di elmo e di armatura, una lunga lancia di ghiaccio al fianco. La sua cavalcatura sembrava per metà un animale e per metà un’onda. Gli embrò che lo guardasse con espressione imperscrutabile attraverso delle palpebre ghiacciate. Poi, improvvisamente, il Cavaliere si rituffò nel mare. A Murl vennero in mente i delfini che saltavano vicino alle navi. Un altro emerse più lontano. Poi un altro. Cavalcavano le onde intorno a Il sogno di Rheni ma sembravano inconsapevoli della presenza della nave. Erano uomini o l’antica razza Jaghut, come diceva qualcuno? Guardò il tutto sentendosi stranamente distaccato, come se tutto questo stesse succedendo a qualcun altro.

3 marzo 2014 - Posted by | Esslemont Ian | , , , ,

5 commenti »

  1. Sì, con Erikson è stato creatore della saga Malazan. Hai tradotto tu l’incipit?

    Commento di M.T. | 3 marzo 2014

  2. Pardon, ambientazione, non saga.
    Comunque, oltre alla saga Malazan, Erikson ha realizzato una trilogia, Kharkanas Trilogy, sempre dello stesso mondo; senza considerare altri cinque volumi che parlano di questo mondo.

    Commento di M.T. | 3 marzo 2014

  3. Si, una cosa rapida e molto approssimativa

    Commento di tanabrus | 3 marzo 2014

  4. Direi che come traduzione è resa bene

    Commento di M.T. | 4 marzo 2014

  5. Grazie ^^

    Commento di tanabrus | 4 marzo 2014


Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.