My name is trouble

Terzo episodio della seconda stagione di Pretty Little Liars.
Inutile, come l’andamento della serie in questa seconda stagione.

Nella prima stagione, la serie mi aveva conquistato con un certo qualcosa che ancora non sono riuscito a identificare. La ritenevo ridicola e stupida, ma non potevo evitare di guardarla.
Adesso invece quell’alchimia è sparita.

E francamente resta solo la noia.

Le quattro sono sempre sceme, anzi crescendo peggiorano.
Spencer, che sarebbe l’unica con un po’ di cervello, ruba l’anello della sorella impegnandolo per prendere il pick-up a Toby.
Geniale quanto il proprietario del banco dei pegni, che fa pochissime storie nel vedere una ragazzetta impegnare per 7000 dollari una fede nuziale, e poi la vende allegramente prima che siano trascorsi i giorin pattuiti a un tizio con guanti neri. Che a questo punto o è della famiglia o la cosa non torna. Oppure ha la ricevuta, ma allora Spencer merita la morte.

Come la merita Emily, che prima falsifica la lettera del college, poi la strappa… e se la ritrova integra, recapitata alla madre da A, che non la vuole perdere.
Ossignur! Come ha reso integra la lettera? Non poteva scriverne un’altra?
A ha la chiave universale della stramaledetta città? O sono tutti A tranne le quattro idiote?

E Arya… ok, è sempre stata scema, ma qui si esagera.
Hai avuto una storia col tuo prof.
E ora che non è più il tuo prof prendi a uscirci sbaciucchiandotici allegramente? Anche se ora non è più incirminabile, la gente vi conosce. Sopratutto la sua ex.
Cogliona.
Stendo un velo pietoso sulla scena alla Ghost con i vasi.

L’unico lato buono della puntata sono le lacrime di Alyson e di Jenna.

Per il resto punto su Ian morto e nascosto da Jason e Melissa, complici e magari amanti.
O al limite Ian tenuto nascosto da Jason… nel caso le quattro siano totalmente inattendibili e non fosse morto, ma si fosse solo finto impiccato in modo assurdo.

…

Se continua così la mollo.